09/09/16

Il Ginepro dei Grimm

Tipi e Motivi:

  1. Ragazza bianca come la neve e rossa come il sangue (ragazzo nella fiaba);
  2. Madre uccide il figlio e padre ne mangia le carni;
  3. Ossa trasformate in uccello;
  4. Ľ uccello fa cadere una macina sulla madre.

Trama e Interpretazione:

La fiaba riportata dai Grimm è puramente germanica ed esistono diversi paralleli germanici della fiaba. Tuttavia la versione riportata dai Grimm è stata largamente rimaneggiata e, sebbene il nucleo centrale ci sia comunque pervenuto intatto (cosa non da poco. Confrontare per avere un’ idea Rosaspina dei Grimm con il suo antecedente, Talia di Giambattista Basile: sono molte più le differenze rispetto alle somiglianze) sono stati aggiunti alla fiaba del Ginepro molti elementi non originali, probabilmente mutuati proprio da alcune fiabe di Basile.
La storia inizia in maniera non diversa da Biancaneve con una madre sterile che vedendo il proprio sangue sparso sulla neve ha il desiderio di un bambino bianco come la neve e rosso come il sangue. Oltre un secolo prima, Basile aveva incentrato due fiabe (Li Tre Citri e Lo Cuervo, entrambe mutuate dalla tradizione calabrese) sul tema della moglie bianca e rossa. Nella prima il principe si taglia un dito con un coltello e il sangue cola sulla ricotta, conferendole un colore rosaceo di cui il principe subito si innamora; nelľ altra il desiderio della moglie bianca, rossa e nera nasce in maniera molto più macabra (in linea con lo sviluppo che la fiaba ha, se proprio vogliamo) dalla visione del cadavere di un corvo dal piumaggio nero steso, coperto di sangue, su una pietra bianca.
Insomma questo motivo probabilmente non è originale. Curiosamente nelle versioni inglesi della fiaba la protagonista è femminile, e solo i personaggi femminili sono collegati al motivo della bella bianca come la neve e rossa come il sangue, escludendo ovviamente questa fiaba dei Grimm, in cui però la caratteristica non è rilevante.
La storia procede in maniera abbastanza simile a Biancaneve con la morte della madre durante il parto e il nuovo matrimonio del padre con una donna invidiosa del figliastro e che prova ad ucciderlo.
In entrambi i casi la variante originale prevedeva per la madre biologica il ruolo filicida, e solo successivamente, per tutelare la figura materna, si trasformarono diverse madri in madrigne.
Ora, la storia prende un risvolto macabro: la matrigna invita il figliastro a prendere una mela da una cassa e, mentre questi la prende, quella gli chiude in testa il coperchio tranciandogli il collo. Poi per coprire ľ omicidio cucina le sue carni e le serve al marito, dicendo che il figlio era andato a vivere in campagna da un lontano parente. Il padre mangia con molto gusto le carni del figlio e nota che sono cosi buone come se fossero “roba sua”.
Ľ allusione alla natura del pasto è mutuata dalla succitata Talia di Basile, dove le parole Mange mange che de lo tuo mange” vengono messe in bocca alla regina cattiva che prova a far mangiare al re i figli suoi e di Talia (in realtà si trattava di capretti, e i figli erano al sicuro).
In queste fiabe e non solo si può trovare un retaggio del cannibalismo praticato dalle antiche tribù. Il cannibalismo per loro aveva diversi significati, ma verosimilmente in queste fiabe il cannibalismo viene praticato per distruggere le prove fisiche della persona uccisa.
Ma la sorella (figlia della seconda moglie), che per nome ha Marilena, salva le ossa del fratello e le seppellisce sotto una pianta di ginepro. Da quella pianta fuoriesce un uccello che in cambio di una catena ďoro, due scarpe e una macina canta una canzone con la quale denuncia gli abusi della matrigna. Ottenuto quello che voleva, torna a casa sua, regala la catena al padre e le scarpe alla sorella e infine getta la macina sulla testa della madre uccidendola.
Nella fiaba dei Grimm consumata la vendetta il protagonista recupera la forma umana e vive felicemente con la famiglia. Certamente uno dei tanti lieto fine liberamente aggiunti dai Grimm, non presente in nessuna versione tramandata oralmente.

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